Lo so: mezzo mondo è a fuoco e l'altra metà lo sta guardando con un misto di indifferenza ed interesse (dove "interesse" significa solo avere interessi da proteggere, purtroppo), quindi parlare di Sanremo e del festival della canzone italiana può apparire insensato, o una specie di fuga dalla realtà.
Niente di tutto ciò. Sono ben ancorata alla realtà (però, non avendo presunzioni di tuttologia, su certe questioni preferisco astenermi, in attesa di capire cosa effettivamente sta succedendo), e quasi tutti i miei amici blogger stanno postando come dei matti sulla politica internazionale... quindi io mi dedico al mio angolino di mondo, anche perché voglio provare a dire cose che pochi altri (se qualcuno l'ha fatto) fanno circolare.
Contrariamente alle mie (sane) abitudini passate, questa volta ho deciso di guardarmelo (sì insomma: non stare attaccata al video, ma almeno accendere la TV... visto che pago il canone, mi pare giusto poter protestare a ragion veduta! Almeno ogni tanto, ché di più non reggo), soprattutto sulla scia della polemica scatenata dalla vicenda "Bella Ciao".
E subito iniziano le conferme: ad un Morandi un po' sotto tono (impressione personale) fanno da spalla Luca e Paolo, prudentemente "senza contratto" con mamma RAI, così non hanno vincoli su cosa si può e cosa non si può dire... e infatti hanno detto tanto, senza per questo far solo ridere: lo scambio di opinioni "da bar" a proposito di Berlusconi era godibilissimo, ma - nei casi di personalità sensibile quantomeno - poteva anche scatenare una bella critica ed autocritica. Per non parlare de "Gli indifferenti" di Gramsci... sempre molto attuale.
http://video.excite.it/video-di-luca-e-paolo-recitano-gli-V65638.html
Be', loro son promossi, almeno da me. E qui cominciano le dolenti note... perché una dice: è appena passata la giornata in cui le donne son scese in piazza a rivendicare la loro dignità... e sul palco chi ci sta? Due belle ragazze, per carità (mica sono una che rosica, io! Almeno, non da quel punto di vista!), ma sostanza pochina... era troppo pretendere anche un po' di carattere? Ossignur: vero è che per pareggiare i conti con le Iene ci sarebbero volute personalità come la Guzzanti o la Dandini, pure una Littizzetto... ma il problema forse è proprio qui. La par condicio avrebbe fatto presupporre la necessità di una satira di destra... già, ma chi? Anche a sostituire le Iene con le due di cui sopra e dare l'incarico di fustigatori di costumi da destra a un paio di... ehm... stavo per scrivere "satiri"... di comici, chi avrebbero potuto scritturare? A me non viene in mente alcuno... forse la satira è solo di sinistra, son passati i bei tempi di Guareschi, che sarà pure stato di destra ma almeno faceva ridere, ancorché a denti stretti... quindi, ok. Le donne continuano ad essere le bellocce che poco sanno fare (c'è da sperare che la poesia della Canalis gliel'abbiano scritta... quanto al tango di Belen, be' sorvoliamo) ma tanto servono solo per apparire. Con buona pace di quelle che hanno un cervello e lo usano (e infatti, che ironia: Vecchioni dedica la sua vittoria alle donne e chi viene inquadrato se non le due bellocce? ma, forse, Vecchioni non intendeva proprio "quelle" donne, che hanno detto di ritenere inutile la manifestazione di cui sopra... per carità: anche io avevo qualche dubbio in proposito e l'ho anche postato, ma insomma: io sono anche stanca di fare la maggioranza silenziosa).
Nel frattempo, le canzoni. Molte in stile sanremese, cioè proprio festivaiole (e quindi non di mio gradimento), ma qualcuna degna di nota: a parte il "solito" Vecchioni, questa volta mi son trovata a fare il tifo per Al Bano e ad essere contenta del suo ripescaggio!
Ovviamente non è solo un discorso "melodico", anzi non lo è per nulla: quello che mi è piaciuto è l'argomento ed il testo finalmente attinente alla realtà e in qualche modo impegnato (deve avergli fatto proprio bene l'incontro con Caparezza!).
Ultima nota "di colore", che i frequentatori di FB magari hanno già visto: a proposito di Vecchioni e della sua canzone, qualcuno ha avuto da dire perché sì, è una bella canzone, ha un bel testo, ma non ci dice cosa dobbiamo fare... ma poffarbacco: con tutto il rispetto per "il professore", dobbiamo proprio aspettare che ce lo dica lui, cosa fare per far finire questa maledetta lunghissima notte? Bah... dati i presupposti, mi sa che durerà ancora a lungo, non fosse che... :)
E basta parlare delle canzoni in gara: ora dirò invece di una canzone che c'entra solo in quanto esclusa... peraltro, dalla serata commemorativa dell'unità d'Italia: Bella Ciao.
Esclusa, dicevo, perché la par condicio avrebbe imposto, secondo i vertici RAI, che venisse affiancata da "Giovinezza"... allora: che Bella Ciao non fosse proprio la canzone dei partigiani già l'aveva chiarito Morandi, però per saperne di più vi invito a leggere questo pezzo in cui lo storico Bermani (poi intervenuto, insieme al prof. d'Orsi, all'iniziativa sul revisionismo storico organizzata il 19 dalla Federazione della Sinistra) spiega gli antefatti.
Ma l'esclusione di Bella Ciao non è finita qui... infatti, dalla rete è partita un'iniziativa "alternativa": visto che dentro l'Ariston la canzone non era la benvenuta, si è deciso (pare che tutto sia stato originato dai viola di Genova, io l'ho saputo da un amico "esterno" ma tant'è, cambia poco: è lo spirito che conta) di trovarsi e cantarla fuori.
Questo è uno dei resoconti che potete facilmente trovare in rete (si assomigliano tutti), ma la realtà è stata diversa... io c'ero, e ve la racconto.
Noi sanremesi eravamo sparpagliati tra il pubblico assiepato alle transenne per guardare chi entrava (???), poi sono arrivati da piazza Colombo i viola scesi dal pullman, con un lenzuolo che diceva "Bella Ciao è qui" e si sono messi ad intonarla. Li abbiamo sentiti e raggiunti, unendoci al coro (e da una trentina che erano loro siam diventati un centinaio): FdS, partigiani dell'ANPI, PD e persino un gruppetto di studenti, sì proprio quelli che ultimamente hanno animato le strade cittadine (non solo di Sanremo) con le loro proteste contro i tagli alla scuola pubblica.
Non una volta sola è stata cantata Bella Ciao, il 17: almeno sei... e ogni volta è stata seguita da "Fischia il vento", intonata a sorpresa proprio dai nostri studenti, ma subito raccolta e urlata a squarciagola anche da noi (sì insomma: chi ci riusciva... perché qualcuno aveva gli occhi lucidi e non riusciva a cantare).
Una di queste sequenze è filmata qui: http://www.youtube.com/watch?v=znzKehRSB3A (grazie al PD di Sanremo).
Dagli organizzatori era partito l'input di non portare simboli o bandiere identificative, e noi ci siamo attenuti alle disposizioni: l'unico cartello "nostrano" era questo, ben visibile nella foto qui sotto, mentre loro sono arrivati con delle bellissime roselline di carta crespa... peccato che fossero tutte immancabilmente viola... e vabbé. Intanto hanno riconosciuto il nostro contributo per cui va bene così.
Poi i viola se ne son tornati al loro pullman in attesa, mentre noi, che - favoriti dall'essere "locali" - non avevamo problemi di tempo, ci siamo soffermati nei pressi... e ci siamo esibiti in un altro paio di bis fuori programma, visto che una giornalista dalla tribuna stampa ha voluto scendere ed unirsi al coro (massì, c'era pure la Parietti... prima). E, almeno per quel che mi rigurada, abbiamo fatto a tempo a tornare a casa per gustarci Benigni (questa è la parte più... "attuale". La recita ed il canto dell'inno si trovano sicuramente su youtube. Grazie Itsas!)
Ecco, questo è successo. E io sono stata fiera di esserci stata, anche se certamente ci sono cose più importanti e gravi. Ma è un segnale.
La guerra è madre di tutte le cose. Divagazioni semiserie di un cuore irriducibilmente anarchico
"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
domenica 20 febbraio 2011
sabato 12 febbraio 2011
Se non ora, quando?
Già, quando? Magari trent'anni fa... ed era già tardi. Avremmo dovuto approfittare di quel momento storico particolarissimo e glorioso che fu la Resistenza, dove le donne diedero in prima persona il loro contributo e non si limitarono a ruoli secondari o "femminili"... e invece... invece ci siamo lasciate rimettere le catene.
Però... siccome notoriamente sono una "pensatrice libera" e di adeguarmi al sentire comune, se non è il mio, manco ci penso, ecco che - puntuale come l'influenza - dico la mia. Il che ovviamente non significa che non aderisco... ma puntualizzo.
Per cominciare, le donne non sono una classe: non sono come gli operai che, per quanto variegati e sostenitori delle più disparate ideologie, se non altro sai che da alcuni punti di vista sono uguali (ad esempio i bassi stipendi e il lavoro ripetitivo, monotono ed alienante). No, sostenere l'"essere uguali" di individui come la Marcegaglia o la Santanché con la Hack o le mie amiche Silvana o Martina o Manuela o persino me stessa è un assurdo che non meriterebbe neppure approfondimenti, non fosse che Martina e Silvana e Manuela (e tutte le altre che non nomino ma che ho ben presenti, tutte proprio tutte!) non "hanno fatto carriera" per vie traverse, si sudano il loro stipendio (o se lo son sudate finché non le hanno gentilmente messe alla porta) e si impegnano in quel che fanno, sapendo che i loro sforzi devono essere almeno doppi rispetto a quelli dei loro colleghi maschi. Perlomeno in campo lavorativo, perché nell'impegno sociopolitico a volte va meglio. A volte, non sempre: esistevano ai miei tempi di gioventù gli "angeli del ciclostile" come esistono ora le quote rosa... peraltro nemmeno rispettate. Sul lavoro invece... lì sì che ci sono soddisfazioni... per quelle che scelgono la via facile. Il tono ovviamente è ironico.
Ma non vi sembra un po' limitativo e fuorviante scegliere adesso come momento per accorgersi che l'Italia non è uno stato civile? Solo perché un povero vecchietto malato di protagonismo, terrorizzato dall'idea di tornare al nulla cui appartiene (e magari anche di saldare qualche debito, non con la giustizia di cui se ne frega allegramente, ma con qualcuno di ben più temibile: la mafia) e con la passione della carne giovane riunisce in sé il peggio del peggio dei difetti di un popolo (sì perché, fuori dai denti: il problema dell'Italia non è solo Berlusconi, ma tutto ciò che costui incarna, leghisti compresi), allora ci si scatena contro di lui, come se bastasse esorcizzarne la presenza per risolvere tutto... ma quello che abbiamo dentro, i nostri difetti e le nostre debolezze, se la ridono di un esorcismo. Il lavoro da fare è molto più ampio e profondo. E comporta anche una bella dose di autocritica, oltre che critica (in quella siamo tutti bravissimi).
Già: Berlusconi non è che la punta dell'iceberg, non è che il palesarsi di quello che da anni (decenni!) bolle in pentola. Non è che è arrivato lui e sono iniziate le copertine osé di Panorama ed altri giornali "seri", non è che prima di lui nessun capufficio abbia mai allungato le mani su una sua sottoposta con l'allettante promessa di farle fare carriera. Non è che non ci sia mai stata alcuna violenza sulle donne, tanto per dire le cose come stanno. Solo che adesso, a quanto pare, "abbiamo superato la soglia della decenza". Mi pare un po' ipocrita come discorso... la decenza non c'era manco prima. Solo che facevamo finta di non vederlo. Oddio: a voler essere oneste, qualcuna non faceva finta di nulla e si opponeva... pagava un prezzo piuttosto alto, ma almeno alla mattina si guardava allo specchio senza doversi sputare addosso. Ci ha pensato poi la vita, con la collaborazione dell'ennesima crisi economica del mondo capitalista, a ricacciare le donne ancora più indietro nella scala gerarchica della società.
E qui viene l'altro aspetto importante, secondo me: uno stato è civile o non lo è. Non è possibile che lo sia "un po'". Anche se per ipotesi le donne in Italia avessero il rispetto che meritano (a parte il fatto che le cose bisogna guadagnarsele, nessuno ti regala alcunché...), il modo arrogante in cui trattiamo i "clandestini", certe sparate leghiste e il trattamento che le forze dell'ordine troppo spesso riservano ai cittadini - che sono poi coloro che pagano i loro stipendi - basterebbero a far concludere che l'Italia non è un paese civile.
Quindi, come stupirsi? Come indignarsi? Sono mesi, anni ormai che dovremmo essere indignati. Tutti, non solo le donne. Perché che a fronte di prestazioni particolari una fanciulla faccia carriera è la norma, si chiama nepotismo e vale anche al maschile (se non erro il termine fu coniato per definire il favoritismo di certi papi nei confronti di personaggi che, data la regola della castità, a rigore non avrebbero potuto essere loro figli... ipocrisia allo stato puro).
E comunque... Berlusconi non è stato sparato in Italia da qualche malefico extraterrestre, è nato in Italia in una famiglia italiana, è cresciuto nella società italiana e li si è sviluppato... come un cancro. Ma questo cancro è il risultato di un'educazione familiare, scolastica e sociale ben precisa, che opera da prima che nascesse lui ed è assolutamente funzionale al sistema. Poi ovviamente lui ci ha messo del suo... e anche tanto. Indubbiamente. Ma non voglio qui ripercorrere la strada che Travaglio ed altri (pochi, ovviamente) giornalisti ci hanno illustrato. Mi basta dire che i maschietti attuali sono figli delle donne... e se non sono come noi, vediamo di prenderci qualche responsabilità.
Se le nostre figlie pensano che piuttosto che impegnarsi a sviluppare il cervello e le loro specifiche capacità (perché tanto la meritocrazia passa dal letto), interroghiamoci sui modelli che abbiamo dato loro, sugli esempi che siamo state, sulle silenziose sconfitte quotidiane... e lo so che è dura, lo so eccome. Si paga, e sulla propria pelle. Non si fa carriera, ci si vede superate da imbranati maschi o da facili colleghe, gli aumenti di stipendio non arrivano e in caso di crisi si è le prime ad essere lasciate a casa... ma il rispetto di sé parte da lì. O si è capaci di opporsi, oppure è inutile lamentarsi... i Partigiani sapevano che andando in montagna rischiavano la pelle, ma l'hanno fatto ugualmente. Chi si oppone alla mafia sa che nella maggior parte dei casi ha iniziato un conto alla rovescia con la morte. Chi vuole cambiare il mondo sa che non basta dirlo... e che il nemico non si farà da parte solo perché tu hai deciso che la società non va bene. Non ti dice "prego, fammi vedere secondo te come dovrebbe essere", ti ci si oppone con tutte le sue forze. E i maschilisti fanno altrettanto. Non so cos'abbia di tanto interessante e affascinante il potere, proprio non lo capisco... ma a quanto pare la maggior parte della gente che ne viene a contatto ne resta segnato.
Nessuno ti regala quello che vuoi, e solo uniti gli sfruttati possono sperare di capovolgere il mondo. Non è che se la donna in carriera con prestazioni fuori orario decide che domani viene in piazza perché esige rispetto io mi sento meglio... continuiamo a non avere niente in comune. Non sono loro le mie alleate, non è una X cromosomica che avvicina il nostro modo di vedere la vita ed i nostri valori.
Conclusione: domani ci vado anche io, in piazza. Non so ancora dove, ma la mia sciarpettina bianca non mancherà... anche se non capisco perché se porto la bandiera del mio partito questo possa inficiare in qualche modo la riuscita della manifestazione. Io sono una persona intera, da prendere come "blocco unico", non sono usa essere una volta donna, una volta elettrice, una volta mamma e un'altra lavoratrice. Se sono anarchica, lo sono anche quando espongo i miei valori a mia figlia o lavoro. Sbaglio?
Qui trovate sia il testo dell'appello che l'elenco delle città in cui si svolgeranno manifestazioni.
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